mercoledì 30 giugno 2010

Storie di fate e molto altro



Mio cugino Stefano ha scritto un libro.
Ma la cosa bella è che l’ha anche pubblicato, per una nuova piccola casa editrice di Torino che si chiama Edizioni Politeia.
Il libro si intitola “Storie di fate e molto altro” ed è un libro fantasy.

Purtroppo al momento non so molto altro. Ieri sono riuscito ad avere la mia copia e ho iniziato la lettura, ma sono ancora all’ inizio del secondo capitolo.

Posso dire però che sono molto fiero di questo risultato.
Stefano ed io non ci frequentiamo molto (in realtà lui è il figlio del cugino di mia madre) ma l’ ho sempre sentito come uno “spirito affine”, per tutte le passioni che abbiamo in comune. Solo che mentre io cazzeggiavo, lui faceva sul serio!
Gli piace la chitarra e ha preso lezioni e si esibisce in pubblico; gli piace recitare e si è iscritto a una scuola di Teatro e ora fa provini; gli piacciono i fumetti e il fantasy e ha scritto un libro. Ovviamente senza trascurare di laurearsi e avere una vita piena di amici e impegno sociale.

Il libro non l’ ho ancora letto, ma sono sicuro che vi si sia dedicato con l’ impegno e la passione che lo contraddistinguono.
Per questo gli auguro tutto il successo che si merita!

Appena finisco il libro, ne faccio una piccola recensione.

lunedì 28 giugno 2010

P-HPC


P-HPC di Ausonia è un fumetto che fa male.
Se siete tristi, o depressi, o in generale poco ottimisti o negativi, lasciate perdere.
Se in un fumetto cercate evasione, tanti baloon e onomatopee, BOOM ZACK KA-POW, superfusti ipertiroidei o eroine sexy, cambiate lettura.

Se invece il fumetto per voi è una forma di espressione e cercate qualcosa che entri in comunicazione con voi, che vi faccia pensare e che non per forza vi debba piacere, ma sicuramente non lasciare indifferenti, allora le opere di Ausonia sono una buona scelta.

Non so se lui sarebbe contento di questa definizione, ma per me Ausonia è veramente un "artista", parola che per me sta a significare una persona con una sensibilità e una visione del mondo diverse e che danno origine a un processo creativo, in cui si esprimono e nel quale trovano completamento. (Provate a dare un' occhiata al suo blog).

La forma visiva si esprime nella commistione originale di foto più o meno elaborate e di disegni, nella scelta di non usare i baloon, ma un lettering scritto a computer con un carattere freddo e artificiale, anche quando a parlare sono i protagonisti della storia, con le loro emozioni e i loro pensieri.

Quello che però fa male è il senso di oppressione e di inevitabilità, di non poter tornare indietro dalle proprie scelte, la sensazione di stare rinunciando a qualcosa di importante, di vitale, per sempre.

In un futuro prossimo, o meglio in un presente molto tecnicizzato, il Post Human Processing Center è un centro a cui le persone, volontariamente, possono rivolgersi, per trovare una loro collocazione nella società, nel processo produttivo, al prezzo, “semplicemente”, della propria umanità.

Chi sceglie di andare al P-HPC attraverso una serie di operazioni si vedrà privare non solo del proprio corpo, ma anche dei propri ricordi, dei propri pensieri, finchè la cosa importante non sarà più pensare ma solo agire e diventerà una macchina a tutti gli effetti.

Questa disumanizzazione sarebbe terribile già di per sé, ma la consapevolezza che sia volontaria la rende, per me, insopportabile.

Ma P-HPC è anche una storia d’ amore, forse di un amore non corrisposto o non corrisposto nello stesso modo, che porta Uto a perdere tutto per ritrovare la sua Sarah.

E’ dalle sue parole che possiamo vivere il processo graduale di trasformazione da uomo a macchina, un processo “educato”, analitico, raccontato in maniera pacata, senza attacchi violenti, senza rabbia, senza termini volgari o immagini raccapriccianti. Tutto il terrore, il dolore, la disperazione, la violenza è lasciato alla sensibilità del lettore e in questo modo si innesca un processo di identificazione che amplifica ancora di più le emozioni; per assurdo, più le sensazioni del protagonista diventano fredde e impersonali, più quelle del lettore si accentuano e si acutizzano.

Non mi vergogno a dire che quando riaprivo il volume da una pausa dalla lettura, provavo un profondo senso di tristezza, per il mondo in cui stavo per entrare.

P-HPC è un libro da leggere, che sicuramente non piacerà a tutti (a me è piaciuto un sacco, per quello che vale), che potrà rattristare, innervosire, esaltare o deprimere, ma sicuramente non lasciare indifferenti.

Sinceramente, ad un libro, io non posso chiedere molto di più.

venerdì 25 giugno 2010

Afono

Oggi sono completamente afono, praticamente non mi si sente!
Speriamo di migliorare nel week end.

mercoledì 23 giugno 2010

E di nuovo si lavora di notte

Sono le 06:00 e sta per finire una nuova notte lavorativa.
Partita malissimo, con febbre e mal di gola, è stata abbastanza tranquilla e ora sto abbastanza bene. Ancora un po' di burocrazia e vado a casa e oggi non mi alzo dal letto per riprendermi.

Poco fa ho trovato questo e mi ha molto divertito:

martedì 22 giugno 2010

Finito!

E' arrivata anche la sovracopertina del mio volume rilegato! Ora è proprio finito!
Finalmente ho trovato un tipografo in gamba (Daniele) che ha capito cosa mi serviva e si è procurato della carta spessa ma non troppo e abbastanza lucida da dare un bell' aspetto al volume.
Sono soddisfattissimo!




Prometto che per il prossimo post cambio argomento!

lunedì 21 giugno 2010

Lavori in corso - 2


Una domenica di lavoro intenso!

giovedì 17 giugno 2010

Uomo Faber


Un volume di cui avrei voluto parlare tempo fa è UOMO FABER, un libro-omaggio a fumetti su Fabrizio de Andrè, scritto da Lorenzo Calzia e disegnato da Ivo Milazzo.

Da ammiratore e appassionato delle canzoni di De Andrè, ma anche dell’ opera di Ivo Milazzo, non potevo lasciarmi sfuggire questo volume.
Devo dire però che ho cominciato la lettura con un misto di eccitazione e titubanza, in quanto ero piuttosto critico su come si potesse racchiudere l’ opera di un autore come Fabrizio De Andrè in meno di cento pagine di fumetto.

Devo ammettere che terminata la prima lettura, sono rimasto un po’ dubbioso, spiazzato in quanto il volume finisce in fretta, forse troppo e la mancanza, voluta, di cenni biografici lascia un po’ interdetti.
E’ stata necessaria una seconda lettura per capire che quella intrapresa dagli autori era
l’ unica strada possibile: evitare una narrazione cronologica e biografica, cercando invece di evocare e omaggiare le canzoni, i personaggi, i luoghi che popolano le canzoni di De Andrè.
La storia parte quindi da un evento reale, una visita di Fabrizio alla vecchia casa di villeggiatura della sua infanzia in provincia di Asti, per raccontare in poche parole alcuni lati dell’ uomo Fabrizio de Andrè (il suo amore per la campagna, la Sardegna, la sua infanzia, la sua famiglia); poi con la scusa di un sogno, la storia prende una direzione diversa, espressa bene da un cambio radicale nell’ illustrazione che passa dal colore al bianco e nero. In questa parte, l’ ordine cronologico degli eventi non ha più importanza, ma diventano protagonisti gli abitanti dei carruggi, le visioni che si accavallano e che richiamano immediatamente le canzoni di Faber (Fiume Sand Creek, Princesa, ecc…).

E’ questa la parte forse più importante, più sentita del volume.

Il finale ci riporta al livello reale, con un accenno importante però al rapporto di Fabrizio con suo padre, che ne lascia intuire l’ importanza e che forse avrebbe meritato qualche pagina in più.

Sul lato disegni, Ivo Milazzo si conferma un grande professionista, che però ho apprezzato molto di più nella parte in bianco e nero piuttosto che in quella a colori, in cui le tonalità sono troppo contrastate e pesanti; inoltre non tutte le vignette sembrano curate nello stesso modo, con i volti di Fabrizio non sempre disegnati apparentemente con la stessa cura. In alcune vignette però traspare la bravura del maestro Milazzo, come nel volto di Dori Ghezzi che guarda Fabrizio parlare di suo padre: i pochi segni che disegnano gli occhi sono in grado di esprimere da soli quello che io potrei provare a raccontare in una pagina scritta, ma con meno efficacia.

In conclusione un bel volume, curato, che forse non aggiunge nulla a tutto ciò che è già stato scritto su De Andrè, che non svela aspetti sconosciuti o inediti né dell’ uomo né dell’ opera, ma che è un bell’ omaggio, sentito, fatto con amore e rispetto per uno dei più grandi autori della nostra storia.

Lavori in corso

Oggi inauguro questa “rubrica” del mio blog. L’ intenzione è di scrivere quello di cui mi sto occupando in questo periodo, quello che mi occupa la mente e il tempo libero. Ovviamente è escluso il lavoro in ogni sua parte e le varie incombenze quotidiane, quindi rimane la parte piacevole.
In questa rubrica quindi elencherò quello che mi passa per la testa ma che non per forza si concretizzerà in un risultato immediato (forse avrei dovuto intitolarla “Cosa vorrei fare”).

Sto preparando due nuovi volumi da rilegare con le storie di Devil, che si collocano successivamente al volume che ho fatto. Trovo divertentissimo cercare gli albi che mi servono e preparare l’ indice, cercando di fare volumi corposi ma non troppo, decidere quali racconti inserire e quali no, verificare di avere tutte le copertine, ecc… Un piccolo lavoro da editor.

C’è poi un’ altra cosa che mi gira in testa, ma non so se parlarne per scaramanzia. Vorrei scrivere una cosa, impegnativa, ma se già sono pigro ad aggiornare il blog, figuriamoci realizzare un progetto più complesso.
Al momento è tutto solo nella mia testa e in qualche paginetta buttata giù in fretta e furia.
Magari è la volta buona che mi decido.

Ho messo in vendita a poco prezzo un po’ di fumetti a cui non tengo, anche perché sto puntando all’ acquisto di materiale più interessante e quindi devo fare cassa. Purtroppo sembra che quello che non interessa a me, non interessi neanche agli altri.

Sto leggendo l’ ultimo libro di Stefano Benni “Pane e Tempesta”: personaggi esilaranti e realistici pur essendo grotteschi, un uso sapiente della parola, qualche velata critica sociale e persino una piccola nota di continuity con Bar Sport.
Adoro Ciccio il Misero e il Nonno Stregone.
Spero di finirlo a breve.

venerdì 11 giugno 2010

Il mio primo volume

Qualche mese fa avevo raccontato di quegli appassionati di fumetti, che rilegano le loro storie preferite in volumi cartonati personalizzati.

Alla fine l' ho fatto anch'io! Quello che vedete qui sotto è il primo volume realizzato da me (ovviamente fatto rilegare da una legatoria professionista).

L' interno si presenta così:


L' idea di raccogliere delle storie e realizzarne un volume completamente a mio gusto, mi esaltava troppo e non ho resistito. E' stato un lavoro molto divertente anche se ho dovuto superare alcune difficoltà.

Il primo passo è stato capire cosa mi interessava raccogliere. La scelta è caduta su Devil, il mio personaggio Marvel preferito, e le storie scelte sono state Daredevil 234-249. Ho scelto questo ciclo perchè difficilmente verrà mai ristampato in volume, sono storie che non ricordo assolutamente e perchè si collocano esattamente tra due cicli ben definiti e che potrebbero finire in eventuali altri volumi.

er capire quali albi mi servivano tra le migliaia pubblicati ho consultato il sito Archivio Italia Marvel una vera e propria bibbia per i fan Marvel italiani, che Dio li benedica!

Ho recuperato tutti gli albi che contenevano quelle storie, comprandoli usati al minor prezzo possibile (l' idea di distruggere gli albi in collezione era insopportabile!).

Poi ho preso gli albi, li ho smontati e ho tagliato tutte le pagine, mettendo da parte solo le storie di Devil.

Come dice J.Garrich di Comicus, dopo anni passati a imbustare e conservare i fumetti in maniera maniacale perchè non si rovinassero, poterli distruggere è stata un' esperienza liberatoria!

Nel frattempo sono andato alla ricerca di una legatoria che nel 2010 rilegasse ancora dei libri per un privato. Ho trovato la Bottega Fagnola che ha lavorato molto bene, anche se mi ha fatto aspettare parecchio.

Come sa chi mi conosce sono un perfezionista: potevo sopportare che il mio volume avesse delle pagine che non c'entravano con le altre? Negli albi da edicola infatti può capitare che ad esempio, l' ultima pagina di una storia abbia sul retro la pagina della posta, o della pubblicità o l' inizio della storia successiva. Così ho scansionato quello che mi interessava e l'ho "rimontato" a mio gusto (ad esempio inserendo una copertina)
Poi ho creato un frontespizio
e un sommario delle storie contenute
ho stampato il tutto e ho portato il mio bel malloppo in legatoria.

Ho dovuto aspettare circa un mese (anche perchè c'è stato un piccolo incidente di percorso) ma alla fine ho avuto il mio volume tra le mani.

Ora manca solo la sovracopertina che è stata disegnata dal gentilissimo J. Garrich, che ringrazio pubblicamente. Ora devo cercare qualcuno che me la stampi nel formato corretto su una carta che renda.
Sembra assurdo e mi rendo conto sia una cosa assolutamente irrazionale, ma leggere questo volume, realizzato da me, mi dà una soddisfazione incredibile; questo lavoro mi ha dato la possibilità di rileggere storie che probabilmente non avrei mai ripreso (difficilmente sarei andato a recuperare 15 albi imbustati, aprendoli e leggendoli uno per uno).

Inoltre è stata una soddisfazione proprio il pensare a un progetto e portarlo alla realizzazione.

...ci credete che ho già accumulato il materiale per i prossimi 3 volumi?





Come una spugna sulla lavagna


Ho scritto 6 nuovi articoli fantastici. Ce ne sono 3 che analizzano alcune cose che ho letto. Sono tra le recensioni migliori che ho scritto: argute, non scontate, ma al contempo approfondite e sentite. Non recensioni fredde e analitiche, ma personali e appassionate. Altri due articoli riguardano alcuni hobby a cui mi sto dedicando, descritti con un trasporto tale che dieci lettori hanno deciso di dedicarcisi.
L' ultimo articolo l' ho scritto in un momento un po' triste con delle riflessioni acute e profonde su alcuni aspetti della vita che coinvolgono tutti, espressi però con sagagia e sarcasmo tanto da risaltarne l' importanza per contrato.

Purtroppo però questi articoli non li potrete leggere perchè sono tutti nella mia testa e non ho mai avuuto la costanza di buttarli giù.
E' incredibile come entrare a lavoro annulli completamente la mia voglia di fare qualsiasi cosa.
Capita di avere dei momenti buchi, in cui potrei fare delle cose; quando sono in macchina mi ripeto "appena ho un attimo faccio questo, scrivo quello, telefono a quell'altro, ecc..." poi entro in ufficio e tutto si annulla, viene completamente dimenticato.
Pensare che basterebbe comiciare, fare quel piccolo sforzo iniziale per arrivare alla fine della salita e poi lasciarsi scivolare in discesa!
Vediamo se riesco a recuperare qualche articolo nei prossimi giorni.