venerdì 5 febbraio 2010

La prima cosa bella


Ieri sera io e Franci siamo andati a vedere "La prima cosa bella", l' ultimo film di Paolo Virzì (grazie dei biglietti, Fabry).

Avete presente Avatar? Ecco, questo film è l' esatto opposto:
nessun effetto speciale, ma una storia ben strutturata, un gran lavoro di attori e registi e molte emozioni.

A me i film di Virzì di solito piacciono, per quel loro sapore malinconico, mai allegro ma nemmeno triste o patetico, comunque con un retrogusto positivo che ti rimane alla fine del film.

E' la storia di Anna, una donna bella quanto ingenua, che ama da morire i suoi bambini e fa di tutto per assicurare loro una vita quantomeno decorosa.

Il film è un continuo alternarsi tra gli anni '70, da quando Anna lascia la casa del marito con i figli, e i nostri giorni, in cui Anna ha una malattia terminale, che però non le ha tolto la voglia di ridere e ballare.

Non è un film patetico e alcune battute e situazioni provocano anche qualche bella risata (fantastica la pallonata iniziale che si becca Valerio Mastrandrea).

Le emozioni però sono vere e non mi vergogno a dire che qualche lacrima alla fine, mi ha bagnato le guance. (Ma devo dire che da quando è nato Leo sono diventato piuttosto sensibile e dalla lacrima facile).
Il lavoro degli attori e soprattutto del regista è grandioso.

Valerio Mastrandrea, romanaccio, recita tutto il tempo con un accento toscano, anzi livornese, perfettamente credibile, così come molti altri attori.
Una delle cose che mi ha stupito di più è stato l' accostamento tra Stefania Sandrelli (Anna oggi) e Micaela Ramazzotti (Anna negli anni '70-'80): nonostante le evidenti differenze fisiche, non si dubita neanche per un attimo che il personaggio sia lo stesso, merito della recitazione praticamente identica delle due attrici: la stessa cadenza, lo stesso modo di fare, di atteggiarsi, di parlare. In questo caso sono convinto che ci sia stato un gran lavoro di Virzì nel dirigere i suoi attori.
Di tutta la vicenda mi sono rimaste due emozioni: l' amore di Anna per i suoi figli, che anche di fronte a situazioni complicate, difficili, li abbraccia, gli sorride e "si fa una cantatina"; dall' altra la rabbia di Bruno (Valerio Mastrandrea), coltivata fin dall' infanzia che solo alla fine comincia, faticosamente a essere combattuta.
A raccontarlo così, il film sembra davvero tragico, ma le vicende non ricercano il patetico o la pietà: i figli crescono in salute, studiano; Bruno, anche se arrabiato e infelice, diventa un professore di italiano e ha al fianco una donna che lo ama. La sorella si è sistemata e ha una famiglia, anche se con quanlche problema. Anna (la madre) non perde mai la sua voglia di ridere e trova il modo di vivere intensamente anche l' ultimo giorno della sua vita.
E' proprio con una sua frase che mi piace chiudere questo post. Sul letto, sorridente, con i suoi fgli vicini, come da bambini "si son fatte tante cose, vero bimbi? Ma ci si è anche tanto divertiti!".
Un film coinvolgente ed emozionante.