venerdì 18 dicembre 2009

Perchè mi piace il teatro

Allestire uno spettacolo teatrale è come avere una storia d’amore, a volte di una sola notte, a volte di anni, ma sempre ugualmente intensa.
Incontri un sacco di testi teatrali nella tua vita, poi, a un certo punto, uno ti colpisce, per qualche caratteristica superficiale (la bellezza quando va bene, ma non è detto). Poi cominci la lettura e scopri tante piccole cose che non avevi notato, caratteristiche nascoste e interessanti che poco per volta ti conquistano. Più frequenti il testo, più lo conosci e lo apprezzi, finchè cominci ad affezionarti. Poi cominci l’ allestimento, gli incontri, sempre più frequenti e impegnativi; qualche volta le serate vanno male, sono noiose, ti arrabbi, ti scazzi. Altre volte tutto gira bene, ti diverti, ridi e torni a letto che non riesci a prendere sonno perchè continui a pensare e fantasticare.
Tutto per arrivare a quella sera, la sera della prima volta.
L’attesa, la paura, l’ eccitazione che sale aspettando che si alzi il sipario, poi ti butti e non pensi più a quello che verrà ma solo a quello che stai vivendo, cercando di goderti ogni singolo istante.
Fatica, gioia, divertimento, passione e poi il culmine con l’ orgasmo degli applausi finali.

…poi l’ adrenalina cala e rimane un senso di piacevole stanchezza, di orgoglio, di serenità e di gioia.

E cominci a pensare a quando lo rifarai.

giovedì 17 dicembre 2009

Ieri

Ieri per caso ho incontrato una persona che non vedevo da tempo. Abbiamo iniziato insieme a fare teatro e abbiamo condiviso diverse esperienze teatrali molto emozionanti.
Erano forse anni che non ci vedevamo e ieri ci siamo incontrati in corridoio.
“Come stai?”, “Tutto bene”, “E il bimbo?”,”Cresce, ormai ha quasi tre anni”, “Ogni tanto leggo la mansarda di Marco così mi aggiorno!”…




cosa?



Ma non credevo neanche che sapesse dell’esistenza di questo blog!



Per farla breve, è bastato questo per farmi tornare la voglia di scrivere qui.
Grazie Alessandro, questo post è per te!

martedì 15 settembre 2009

Quando la finanza uccide la Morte e anche Dio

Chi non è un appassionato di fumetti probabilmente non conosce John Doe.

John Doe era il direttore della trapassati Inc., alle dirette dipendenze della Morte (che in questo caso non è uno scheletro con la falce, ma una mora tutta curve) e si occupava di far sì che ognuno morisse nel momento e nel luogo prestabilito. Poi però qualcosa va storto, John Doe scappa finchè, dopo aver sconfitto i cavalieri dell’ Apocalisse (Fame, Guerra e Pestilenza), si scontra con Morte, la sconfigge, e diventa lui stesso la Morte incarnata.
Come se non bastasse la vecchia Morte rimane incinta di lui e gli dà un figlio immortale, che allevato nell’ odio del padre, lo uccide. Se uccidi la morte, vivi per sempre e così nel nuovo mondo nessuno può più morire.
Poi però John Doe ritorna, sconfigge il figlio e insieme a lui decide di prendersela con il vero burattinaio di tutto, cioè Dio in persona, un arzillo vecchietto con ciabatte e camicia hawaiana.
Lo trovano e lo uccidono.
Così John Doe diventa il nuovo Dio, con il compito di ricreare il mondo come vuole, ma senza sapere come fare e purtroppo non sapremo mai come sarebbe stato.

Un divertentissimo delirio durato 76 mesi (finora), condito da pantaloni a zampa di elefante, di vecchi videogiochi Atari, di spade giapponesi, dei film di Tarantino, di belle donne e veri bastardi.

John Doe doveva essere un fumetto di Bartoli e Recchioni, strutturato in 4 stagioni da 24 numeri come i telefilm americani e che aveva appena cominciato il suo ultimo ciclo.

John Doe era un bel fumetto, che compravo e leggevo appena usciva in edicola, che mi ha sempre divertito e mai annoiato, pur con i suoi inevitabili alti e bassi.

John Doe era un fumetto pubblicato dall’ Eura editoriale, che però a un certo punto cambia proprietario, che non conosce il mercato del fumetto (a quanto si dice) e che decide che, anche se le vendite vanno abbastanza bene e la testata è in attivo, John Doe non guadagna abbastanza quindi decide di chiudere la testata, a meno di due anni dalla conclusione, fregandosene di quelle migliaia di lettori che ogni mese gli davano 2,70€ per seguire John Doe nelle sue avventure.

John Doe è un fumetto che non saprò mai come sarebbe andato a finire, un fumetto fatto con passione, che mi viene tolto da logiche di mercato che faccio fatica a capire.

John Doe è Blade Runner senza lacrime nella pioggia, è un giallo di Agatha Christie senza Poirot che svela il colpevole, è Hotel California senza assolo.

Non è tristissimo tutto ciò?

So long, John Doe!

venerdì 11 settembre 2009

Bruno Giovaniprimavere


Chi mi conosce, probabilmente sa che sono un fan di Bruce Springsteen e come ho detto più volte ciò che mi ha sempre emozionato sono i testi, che si accompagnano perfettamente alla musica (almeno nella gran parte delle canzoni del suo repertorio).

Da amante del teatro ho sempre cercato di trasmettere agli altri questa passione, ma l' ostacolo della lingua è stato spesso difficile da superare. Qualcosa sono riuscito a fare, ma ovviamente non è semplice far capire cosa viene detto in una lingua che non si comprende conservando l' effetto emozionale della musica.

Per questo ci tengo a segnalare questo link:

http://www.youtube.com/profile?user=ugolhk1979#grid/uploads

dove un altro fan di Springsteen ha pensato bene di pubblicare dei video di canzoni di Springsteen inserendo semplicemente dei sottotitoli.
Forse non è ancora l' ottimo ma è sicuramente un buon modo per cominciare ad apprezzare uno dei più grandi artisti viventi.

Nessuna illusione


Questa volta non mi faccio illusioni.
La pigrizia è un vizio difficile da abbandonare.
L' ultimo post è di Maggio e da allora sono successe un sacco di cose, alcune bellissime alcune molto tristi.
Alcune notizie ti fanno mettere tutto in una nuova prospettiva e sembra che la tua vita debba venire stravolta dalla tua nuova consapevolezza.
Poi però si rientra nella routine e niente cambia mai davvero.

In questi mesi mi è capitato spesso di pensare al blog, più o meno ogni volta che mi succedeva qualcosa, alla fine di un fumetto o ai titoli di coda di un film.

Poi, però, mi interrogavo sulla sua utilità, sul taglio da dare a questo blog: non sono in grado di fare un blog di critica, nè fumettistica, nè tanto meno cinematografica o letteraria, quindi perchè parlare di quello che vedo e leggo? Non sono una persona famosa quindi chi se ne frega di quello che mi capita?

Insomma, mi sono fatto tante domande e al solito ho trovato poche risposte: le uniche che ho trovato, sono nel mio primo post, per quanto abbiano un po' perso la loro forza.

Probabilmente questo blog dovrebbe essere un' epressione del mio io (ok, sono un egocentrico), un modo per dire: "eccomi qua, questo sono io!"

Vedremo. Non mi prometto niente questa volta. Per ora posso dire che l' ultimo post pubblicato è di settembre 2009.
Poi vediamo.

"ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando"

silenzio

"che sia troppo tardi, Madame"

(Alessandro Baricco - "Oceano Mare")

venerdì 15 maggio 2009

Piove

Oggi scende l’ acqua dal cielo (come dico a Leonardo): non avevamo fatto in tempo ad abituarci al primo caldo, che piove di nuovo.
Latito sul blog; ogni tanto penso che vorrei scriverci ogni giorno poche righe come un diario; altre volte sono convinto di scrivere solo banalità, che potrei risparmiarmi.

Stamattina ho prenotato il passpartout per incorniciare la tavola di Gipi, acquistata a Torino comics: non vedo l’ ora di appenderla!
Ho letto l’ ultima storiellina breve di questo autore intitolata “il Cacciatore di cuori”, pubblicata sul primo numero di una nuova rivista “ANIMAls”.
Mi stupisce sempre come Gipi riesca a dare spessore, quasi poesia, anche ad una storiellina di due paginette dove succede poco o nulla, a livello di azione.
Quando finisco di leggere le storie di Gipi mi rimane la sensazione di aver letto qualcosa di spessore, qualcosa che lascia un segno, anche minimo, che non puoi semplicemente dimenticare e buttare via.

E’ davvero un grande autore.

Il resto della rivista devo ancora leggerla e rimando quindi il mio commento.

Finisco con una nota doverosa, che ho promesso di scrivere a Tony, Gianni e Massi;
un paio di settimane fa ci siamo ritrovati per una delle nostre solite partitine di poker, senza sapere che stavamo per assistere a un evento storico: Gianni ha perso e Tony ha finito in positivo. Una cosa del genere non accadeva dall’ ultimo allineamento dei pianeti della nostra Galassia!


Apro l’ ombrello e continuo la mia giornata.

mercoledì 22 aprile 2009

Torino Comics - The day after ... o qualcuno dopo

Torino Comics è passata. Quest' anno ho partecipato per tutti e tre i giorni dell' evento.

Devo dire che purtroppo ormai Torino Comics non è più una fiera a livello nazionale, ma più che altro locale, che non può certo reggere il confronto con le fiere importanti del settore come Napoli o Lucca, ma neanche con quelle appena nate ma agguerrite come Mantova.

Pochi stand di venditori ed espositori di fumetti, poche case editrici rappresentate e alcune senza nessun autore presente (Panini e Planeta su tutti), una manciata di incontri interessanti con pochissime anteprime.
Anche l' unione con il Star Wars Fest non mi sembra abbia aggiunto moltissimo all' evento.

La fiera si girava tutta in 20/30 minuti a fronte di un biglietto comunque piuttosto caro (8,00€ intero e 6,00€ ridotto).

L' unico aspetto positivo è stata l' organizzazione logistica, con aree d' interesse ben divise e identificabili.
Notevole poi la presenza di Eduardo Risso, anche se limitata alla sola giornata di domenica.

Personalmente sono comunque tornato a casa soddisfatto, poichè sono riuscito a farmi fare alcuni sketch splendidi; su tutti uno splendido Daredevil su cartoncino rosso di Dell' Otto e un Batman di Eduardo Risso.


Il buon Francesco del sito http://www.tavoleoriginali.it/ è poi riuscito di nuovo a vendermi una tavola originale.

In realta era parecchio che desideravo un acquerello di Gipi e questo mi è piaciuto molto.



L' esperienza da standista è stata divertente, anche perchè mi sono trovato con Paolo, il gestore del negozio, che è un malato di fumetti come me e con cui ho passato il tempo a chiacchierare di scrittori, case editrici e storie da leggere.
Chissà che la collaborazione non possa continuare!

giovedì 16 aprile 2009

Varie ed evetuali

Incredibile! Ti distrai un attimo ed è già passato più di un mese dall' ultimo aggiornamento del blog.
Qui tutto bene, tutto più che altro nella norma.

Sono di un anno più vecchio, è passato il mio compleanno, festeggiato in famiglia in maniera molto tranquilla con Leo che mi diceva "AUGUI, PAPA'".
Ora sono più vicino ai 40 che ai 30, ma chissà perchè la cosa non mi sconvolge più di tanto; forse perchè sono ancora depresso dal compleanno dei 30 anni...

E' passato il week end di Pasqua, tre giorni passati dalla zia in Liguria a farsi delle mangiate luculliane! Leo poteva giocare con nonni, zii e cugine, così io e Franci siamo persino riusciti a rilassarci.

Il mostro
Sto leggendo "Il mostro" di Michele Giuttari. Per chi non lo sapesse Michele Giuttari è stato il capo della squadra mobile di Firenze, incaricato delle indagini dul Mostro di Firenze dal 1995 in poi (dal processo d' appello di Pacciani).
Il libro è il resoconto delle indagini sul caso, dai primi omicidi a tutti gli sviluppi successivi.
E' una lettura interessantissima, che mi sta appassionando come un libro giallo.
Il merito è sicuramente anche della struttura con cui è scritto, che ripercorre in maniera cronologica e accurata tutta la vicenda, senza essere troppo tecnico.
Consigliatissimo.



Milk and Mint
Ho comprato "Milk and Mint" di Giulia Sagramola. Si tratta di un fumetto autobiografico, nato come blog a fumetti e poi traferito su carta stampata.



Devo confessare che forse non l' avrei acquistato normalmente (soprattutto per il prezzo un po' alto: 9,00€ per 64 pagine); ho aderito volentieri però a un' iniziativa della fumetteria Antaninet di Terni, che ha devoluto l' intero incasso della vendita per l' emergenza Abruzzo.



Considerato poi che l' autrice ha firmato l' albo e disegnato un piccolo sketch e capirete che l' acquisto era d' obbligo.
Se volete un piccolo assaggio del fumetto potete clicckare qui: http://milkandmint.splinder.com/



Torino Comics
Domani comincia Torino Comics, appuntamento per me imperdibile visto che si svolge nella mia città.



Dopo la delusione delle ultime due edizioni ho grosse aspettative. A giudicare dal sito, l' edizione di quest' anno si presenta migliore: finalmente la fiera si stacca dal Salone del libro, unione che ha portato più problemi che vantaggi.

Il padiglione sembra diviso bene per aree d' interesse e gli ospiti annunciati, benchè non numerosi, sono comunque di tutto rispetto: Eduardo Risso su tutti.

Quest' anno non mi sono preparato molto: non ho raccolto albi da far firmare, non ho stilato tabelle di marcia. L' idea è quella di girare per cercare qualche albo usato e cercare di contattare qualche autore.

In più domenica avrò la mia prima esperienza come standista: infatti darò una mano allo stand della fumetteria Bookcomics. Confesso che l' idea mi piace molto e non vedo l' ora di esserci.

Ovviamente la prossima settimana vi dirò come è andata.
A prestissimo (speriamo prima di un mese!)

venerdì 6 marzo 2009

Il destino è un lancio di dadi truccati

Coincidenze.
Associazioni di idee.
Un pensiero si lega al successivo, ma avrebbe potuto sceglierne mille altri.

Stamattina pensavo che ieri sera avrei dovuto trovarmi a giocare a carte, ma la serata è saltata.
Su radio Deejay trasmettevano un pezzo country.
Ho aperto l’ ultimo John Doe appena acquistato e due personaggi giocavano a dadi: la posta in gioco proposta, una ragazza.
Ivan Graziani ha scritto una canzone che a me piace molto: “Il chitarrista”.

Signore è stata una svista abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista.
Signore se lanci uno strale sbaglia mira per favore non farmi del male.
Te lo giuro in ginocchio qui in mezzo alla pista
te lo giuro sulla Fender, io non l’ho fatto apposta.
Perciò, Signore è stata una svista abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista.

Non so com’è ma è accaduto
lui è entrato nel bar con lei e si è seduto
io ero li affascinato,
la sua carica sessuale si spandeva nel locale ed io
di desiderio stavo male.

Così mi sono avvicinato
e a giocare a poker l’ho invitato
avevo un full e lui due coppie
cosa rilanci se non hai più niente tranne lei?
"Se perdo tu l’avrai"

Signore è stata una svista abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista.
Ti giuro Signore è stata una svista abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista.

E le sue corde hanno vibrato
in una notte io quel sogno l’ho bruciato
mentre dormiva son scappato
con le gambe intorpidite le scarpe ancora slacciate
con le gambe intorpidite le scarpe ancora slacciate
e con il mio mazzo di carte truccate

mercoledì 4 marzo 2009

Pensiero stupendo

Stamattina mi sono svegliato con in testa “Pensiero stupendo”, la canzone scritta da Ivano Fossati e Oscar Prudente per Patty Pravo nel 1977.

Ci sono alcune canzoni che conosco praticamente da sempre, che fanno parte del bagaglio culturale di quasi tutti, credo, ma che proprio per questo, per assurdo, perdono il proprio peso e valore, diventando quasi delle canzonette o delle filastrocche, quasi dei sottofondi musicali, su cui non ci si sofferma, ma si danno per scontati.
Ogni tanto, però, scopro una diversa chiave di lettura, un aspetto che non avevo mai considerato che mi fanno rivalutare e riscoprire una canzone.

“Pensiero stupendo” è una canzone che mi piace tantissimo per una serie di motivi, oltre alla melodia, all’ arrangiamento e all’ interpretazione di Patty Pravo, perfetta per questo pezzo.

Innanzitutto il modo in cui è scritto il testo. Si parla di un pensiero, di un’ idea e le immagini si susseguono come concatenate, collegate in una serie di rimandi e di associazioni di idee, senza la necessità di frasi strutturate grammaticalmente.
Come quando ognuno di noi segue un certo filo logico, collegando persone e concetti, non in modo grammaticalmente corretto, ma in modo logico, quasi visivo.

E tu…….E noi…….E lei……Fra noi……
Noi seguiamo la storia, ma non c’è un verbo o nomi, solo immagini, come un pensiero.


Il secondo motivo è l’ interpretazione. Ricordo che stavo lavorando a “Concerto” lo spettacolo che ho realizzato qualche anno fa e cercavo nuove canzoni da rappresentare.
Tra queste avevo considerato “pensiero stupendo” come il monologo di una donna tradita, credevo.
Leggendo attentamente il testo però questa interpretazione non regge. IL classico triangolo Lui-lei-l’altra non si adatta.
Molto più calzante invece è che LEI sia infatuata di UN'ALTRA.
In questo modo si spiegano versi come:

“E lei adesso sa che vorrei”

E’ questo il “pensiero stupendo” che è meglio non dire.
Poi si può discutere se si tratti di infatuazione, della voglia di un gioco a tre, o di un nuovo desiderio capace di mettere in crisi un rapporto.
Non sono certo il primo a capirlo e su internet, a cercare, è pieno di interpretazioni simili.
Per me, però, scoprire questa interpretazione solo leggendo il testo è stata una rivelazione.

MI rimane ancora il desiderio di vederla recitata in un monologo, da un’ attrice, seduta su una poltrona, vestita con un maglione sformato; una prova d’attore in cui ogni verso ha il peso di un’immagine completa e il testo intero, l’ intensità e la sensualità di una storia reale.

Ecco il testo:

E tu
E noi
E lei
Fra noi
VorreiNon so
Che lei
O no
Le mani
Le sue

Pensiero stupendo
Nasce un poco strisciando
Si potrebbe trattare di bisogno d'amore
Meglio non dire

E tu
E noi
E lei
Fra noi
Vorrei
Vorrei
E lei adesso sa che vorrei
Le mani le sue
Prima o poi
Poteva accadere sai
Si può scivolare se così si può dire
questioni di cuore.

Pensiero stupendo
Nasce un poco strisciando
Si potrebbe trattare di bisogno d'amore
Meglio non dire

E tu
E noi
E lei
Fra noi
Vorrei
Vorrei
E lei adesso sa che vorrei
Le Mani
le sue
E poi un' altra volta noi due
Vorrei per amore o per ridere
Dipende da me
E tu ancora
E noi ancora
E lei un' altra volta fra noi
Le mani questa volta sei tu e lei
E lei a poco a poco di più, di più
Vicini per questioni di cuore
Se così si può dire
Dir
E tu ancora
E noi ancora
E lei un' altra volta fra noi
Fra noi fra noi.

Pensiero stupendo
Nasce un poco strisciando
Si potrebbe trattare di bisogno d'amore
Meglio non dire


venerdì 27 febbraio 2009

Un pokerino tra amici


Ogni tanto ricevo una chiamata, di solito da Gianni o Massi, che mi invita a una serata di poker.
Qualche chiarimento è d’ obbligo.
Gianni, Toni e Massi sono 3 amici con cui ho condiviso l’ anno di servizio civile. Per come l’ abbiamo fatto noi, quell’ anno è stato piuttosto intenso: si dormiva in comunità assieme, ci dovevamo occupare di tutto, dal cucinare, al fare la spesa (con i soldi che non bastavano mai), alle pulizie. Tutto questo ovviamente oltre alle normali attività giornaliere con i ragazzi di cui ci occupavamo.
Io sono abbastanza scandaloso e li chiamo molto di rado. Loro invece, mi chiamano ogni volta e io sono ben contento di partecipare.
Le nostre serate cominciano con una pizza (o simili) e poi si comincia a giocare. Ovviamente si gioca a soldi: 50 fiches da 0,10€ per un totale da capogiro: ben 5,00€.
Se la serata va male rischi di perdere anche 3,00€ in una volta!!
Se va bene, magari riesci a comprarti un Dylan Dog.

In realtà il poker è una scusa per ritrovarsi e aggiornarsi sulle rispettive vite, sui figli, sul lavoro, il tutto condito da un bel po’ di battute, insulti benevoli e prese in giro.

E’ un copione già scritto: Gianni vince sempre e non bluffa mai; se punta 2 fiches puoi star sicuro che ha almeno un tris.
Toni gioca per divertirsi e lui comunque va a vedere…e quasi sempre gli va male.
Massi è meno scontato, qualche volta potrebbe anche bluffare, ma può anche essere che abbia davvero un bel punto.

Toni insulta Gianni perché ha troppo culo, Gianni dice che anche Massi non scherza e Massi ribatte citando la mano precedente. Qualche scongiuro, un paio di risate e si chiede a chi tocca dare le carte.

La serata di poker è una serata tranquilla, divertente, che mi dà sicurezza. E’ un posto caldo, accogliente, dove puoi abbassare le difese perché nessuno ti pianterà un coltello nella schiena.

Sono grato a Gianni, Massi e Tony che continuano a telefonarmi, nonostante i miei silenzi, le mie facce tristi, nonostante io mi faccia sentire pochissimo e senza mai chiedere o pretendere nulla in cambio.

Grazie ragazzi, la prossima volta che giochiamo cercherò di non farvi troppo male!!


mercoledì 18 febbraio 2009

Ultracorpi


Ci sono alcuni film del passato che vengono continuamente citati come capostipiti e ispiratori di un genere, indicati come imprescindibili da qualsiasi appassionato: film come “ombre Rosse” di John Ford per il western o il “Nosferatu” per il cinema horror.
Io mi sono sempre definito un appassionato di fantascienza, anche se non un esperto, ma ammetto di avere delle grosse lacune sui film d’epoca.

Per questo l’ altra settimana ho dedicato una delle poche serate davvero libere per guardarmi “L’ Invasione degli ultracorpi”, film del 1956 di Don Siegel, tratto dal romanzo omonimo di Jack Finney.

La storia è piuttosto semplice ed è basata sull’ ipotesi che una razza di esseri vegetali, capaci di imitare perfettamente gli esseri umani in tutto tranne che nelle emozioni, si impossessi poco per volta di una cittadina degli Stati Uniti sostituendosi ai suoi abitanti e minacciando di estendere l’ invasione a tutto il pianeta.
Insieme al protagonista, lo spettatore scoprirà questo piano di invasione e seguirà la sua fuga dalla città per avvisare il resto del mondo del pericolo che sta correndo.

Tutto il film è basato su questa fuga, in cui chiunque, anche l’ amico più caro o la persona amata, potrebbe essere in realtà un nemico.

Che origine abbiano questi vegetali, non viene chiarito e in fondo nemmeno importa.

Non viene neanche rivelato se l’umanità ce la farà a sopravvivere, anche se il film si conclude con una nota di speranza (tra l’altro neanche prevista nel progetto originale).

Il film è ovviamente lontano anni luce dagli standard degli attuali film di fantascienza, basati per la maggior parte sugli effetti speciali, sull’ ambientazione, la fotografia e l’ azione. Già all’ epoca, anzi, il film si distinse proprio per la totale mancanza di effetti speciali, se non per i famosi “baccelli”, piuttosto semplici da realizzare.

Gli invasori non sparano, non hanno astronavi, non emettono raggi dagli occhi, ma sono assolutamente identici agli esseri umani.

Tutto il film è giocato sulla fuga, sull’ essere braccato, sull’ incertezza e il sospetto verso chi ci sta accanto (per questo qualcuno in anni passati volle vederci una metafora della paura dei comunisti e del macchartismo).

Purtroppo noi pubblico moderno siamo meno impressionabili rispetto ai nostri progenitori, quindi immagino che l’ effetto sia attenuato rispetto al pubblico degli anni ’50.
Visto con gli occhi di oggi però il film acquista, almeno per me, un grandissimo fascino, dato dall’ ambientazione, dalle automobili, dalla tecnologia, dai vestiti, ma anche dall’ atteggiamento dei personaggi, da una cortesia e un modo di relazionarsi ormai lontano da noi.

Mi colpiva un fatto: in questi giorni è uscito in Italia il primo numero di una miniserie della Marvel Comics intitolato “Secret Invasion”, in cui si scopre che una razza aliena mutaforma denominata Skrull da anni si è infiltrata nella società dei supereroi, sostituendosi agli individui originali, con lo scopo di facilitare l’ invasione del pianeta. Gli Skrull sono indistinguibili e non individuabili in nessun modo e chiunque al nostro fianco potrebbe essere uno Skrull.

Non suona stranamente familiare?

lunedì 2 febbraio 2009

Laika

Ieri pomeriggio ho finito di leggere il romanzo a fumetti LAIKA di Nick Abadzis. Il libro racconta con un certo rigore storico e scientifico la storia della cagnetta Laika, il primo essere vivente lanciato in orbita in un veicolo spaziale, lo Sputnik II.
Il lancio, avvenuto in Unione Sovietica il 7 Novembre 1957, giorno del 40° anniversario della Rivoluzione Russa, fu un evento di importanza storica.

Il libro di Nick Abadzis si concentra sulla vita di Laika, una cagnetta randagia, bianca e marrone, il cui vero nome fu Kudrjavka, dalla sua nascita fino alla sua morte avvenuta in orbita poche ore dopo il lancio.

L’ autore, come dimostrato dalla bibliografia pubblicata in calce al volume, ha effettuato delle ricerche approfondite sulla vicenda, che gli hanno permesso di inserire date e notizie storicamente precise, lasciando alla fantasia gli aspetti più propriamente umani, specie dell’ infanzia della cagnetta.

In fondo non è un libro di storia quello che vuole scrivere Abadzis, bensì un libro che emozioni, sul destino e sulla fiducia.

I disegni non colpiscono per la loro accuratezza, anche le pagine più curate non hanno alcun vistuosismo artistico, ma sono completamente al servizio della storia; spesso i volti sono solo accennati e le anatomie appena abbozzate, ma proprio per questo il lettore si concentra completamente sulla storia, senza venire distratto dall’ aspetto puramente estetico delle tavole.

“Laika” E’ un libro triste ed emozionante. Giri le pagine, ti affezioni e ti intenerisci, anche perchè già conosci la conclusione scontata.

Laika è come un bambino: assolutamente indifesa e che cerca solo qualcuno di cui fidarsi e a cui affidarsi. Spesso viene ritratto il viso di Laika, con pochi tratti e gli occhi che sono solo due puntini neri di china, ma una didascalia recita “non preoccuparti”, “fidati di me”, “brava Kudrjavka”; intanto si racconta che i cani venivano addestrati, rinchiusi in gabbiette piccole e anguste per farli abituari alle capsule spaziali, sottoposte a centrifughe per far loro sopportare meglio l’ accelerazione gravitazionale, nutriti a cibi in gelatina, operati per impiantare sensori per monitorare le funzioni vitali.

Tutto ciò però non viene presentato come fossero torture o gesti di sadismo gratuiti, bensì come necessari e inevitabili; in fondo gli animali servivano in ottima salute!

Devo dire che nel libro non ci sono personaggi davvero negativi o “cattivi”. Gli scienziati del programma spaziale, gli addestratori, sono persone comuni, vere, che nutrono affetto e pietà per quella cagnetta, ma che hanno dei doveri, in un contesto storico particolare come quello della Guerra Fredda degli anni ‘50.

Credo che “Laika” sia anche un libro amaro, sulla fiducia; la fiducia cieca di un cane (o di un bambino dico io) che si affida completamente a una persona, senza chiedere nulla se non affetto, rimanendo però, alla fine, uccisa proprio da quella fiducia.

“Nulla dura per sempre, ma allora perché preoccuparsi? E’ questo il segreto. Non preoccuparti, anche se coloro che ti lasci alle spalle, continueranno a pensare a te”.

martedì 27 gennaio 2009

Pensieri in volo libero

Quando decido di aggiornare il blog, di solito parto da un’idea, un progetto o almeno un argomento.
Oggi no.
Oggi scrivo in volo libero.
Non so dove andrò a parare.
E’ un periodo un po’ così (…ma così come? Boh).
Come se fossi in attesa di qualcosa, uno di quei periodi non tristi, né felici, un po’ piatti.
Sto leggendo tanti fumetti diversi, dai manga, agli italiani, dai mainstream all’ underground, ma nulla che mi abbia colpito significativamente.

Ieri sera ho visto Juno, il film del 2007 di Jason Reitman. Una commedia molto piacevole, che affronta un tema delicato come una gravidanza per una sedicenne, con toni leggeri e accattivamenti, senza cadere nell’ insensibilità, ma senza neanche cedere al facile sentimentalismo.
Forse il punto di forza è la caratterizzazione dei personaggi, specie della protagonista, davvero accattivante.
Forse l’ unica pecca (un po’ come in tutti i film americani) è di non approfondire davvero l’ argomento e le sue implicazioni, rimanendo sempre a un livello un po’ troppo superficiale.

Comunque una serata sul divano se la merita.

Oggi ho riportato Leo al nido dopo qualche giorno di influenza. Appena entrato in classe si è avvicinato alla sua amica Giulia, che lo ha preso per mano e insieme, nella loro camminata stentata di bambini di 2 anni, sono andati a giocare con le seggioline, mano nella mano.
Mi hanno fatto tantissima tenerezza.

Ho cominciato l’ ascolto del nuovo cd di Bruce Springsteen, con i testi alla mano. L’ inizio è incoraggiante: 8 minuti di canzone su un racconto western, armonizzato in maniera ricca e nuova per lo stile di Springsteen pur conservando la linea melodica e il cammino intrapreso con gli ultimi dischi.
Ora sono ansioso di sentire il resto.


Per il resto continuo a collezionare le sorpresine kinder, compro e vendo i fumetti su ebay, partecipo un po’ alla vita dell’ Associazione teatrale (più che altro via mail) e cerco di barcamenarmi in una situazione difficile che si trascina da troppi anni.

E’ un periodo così, in attesa, speriamo, di buone novità.

lunedì 12 gennaio 2009

Il futuro e Nick Hornby

In questi giorni sto leggendo “Tutto per una ragazza” di Nick Horby, già autore dello splendido “Alta fedeltà”.
Nel 16° capitolo ho trovato una frase che mi ha colpito:

“Capita una cosa strana. Viaggi nel futuro e poi pensi: Bè, adesso so.
E invece, come dicevo prima, se non conosci le emozioni non sai niente.
Il futuro, quando ci ero andato, mi era sembrato orribile.
Ma quando poi ci fui dentro, in realtà non lo trovai tanto brutto.”


(“Tutto per una ragazza” – Nick Hornby)

Nel romanzo il protagonista in un paio di occasioni si trova catapultato nel futuro, a vivere una giornata della sua vita di un anno dopo.
(Non si tratta di fantascienza ma di una semplice trovata dell’ autore per anticipare alcuni elementi della vicenda). Quello che scopre è così diverso, disorientante ed è così impreparato, che non riesce ad affrontarlo e ad adattarsi.
Con il tempo però si trova a vivere quei momenti, ma forte della vita, delle esperienze e delle emozioni che lo hanno portato lì e ciò che affronta non è poi così spaventoso.

Ho letto un sacco di storie di fantascienza e di viaggi nel futuro, ma a questo non avevo mai pensato. Ci voleva un romanzo su un sedicenne che fa skate!

domenica 11 gennaio 2009

Fabrizio De Andrè 18/02/1940 - 11/09/1999



"Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla storia una goccia di splendore
di umanità
di verità"


(Smisurata Preghiera - Fabrizio De Andrè)

L' 11 Gennaio 1999, esattamente 10 anni fa, moriva Fabrizio De Andrè, uno dei più grandi artisti, poeti, uomini liberi del nostro tempo.

venerdì 9 gennaio 2009

Sotto una coltre di neve

A Torino aha fatto una nevicata come non si vedeva da vent’ anni.
Scavo un tunnel in mezzo alla neve verso la superficie, come una talpa svegliatasi troppo presto dal letargo; la pancia, cresciuta a dismisura dopo le abbuffate natalizie, non aiuta.
Finalmente ce la faccio e torno a vedere il tipico cielo grigio di Torino.
Comincio l’ esumazione della mia macchina, rimasta sotterrata da un muro di neve ammucchiata da uno spazzanevi passato il giorno prima; la mia catapulta portatile dovrebbe bastare: mi scoccerebbe dover usare il lanciafiamme.
Finalmente libero la macchina (chiedo scusa al proprietario della villetta a cui ho tagliato i tronchi da mettere sotto le ruote).
Le strade sono una lastra di ghiaccio e faccio fumare il freno a mano con alcune manovre azzardate.
Finalmente parcheggio (rigorosamente in testa-coda) sotto casa.
Estraggo il piccone e la vanga e mi faccio largo fino al portone. Con un accendino rendo incandescente la chiave per farla entrare nella toppa ghiacciata ed entro.
Salgo sull’ ascensore.
Entro in casa.
Accendo il computer.
Forse stavolta ce la faccio ad aggiornare il blog.

Ci sentiamo prestissimo!