John Doe era il direttore della trapassati Inc., alle dirette dipendenze della Morte (che in questo caso non è uno scheletro con la falce, ma una mora tutta curve) e si occupava di far sì che ognuno morisse nel momento e nel luogo prestabilito. Poi però qualcosa va storto, John Doe scappa finchè, dopo aver sconfitto i cavalieri dell’ Apocalisse (Fame, Guerra e Pestilenza), si scontra con Morte, la sconfigge, e diventa lui stesso la Morte incarnata.Come se non bastasse la vecchia Morte rimane incinta di lui e gli dà un figlio immortale, che allevato nell’ odio del padre, lo uccide. Se uccidi la morte, vivi per sempre e così nel nuovo mondo nessuno può più morire.

Poi però John Doe ritorna, sconfigge il figlio e insieme a lui decide di prendersela con il vero burattinaio di tutto, cioè Dio in persona, un arzillo vecchietto con ciabatte e camicia hawaiana.
Lo trovano e lo uccidono.
Così John Doe diventa il nuovo Dio, con il compito di ricreare il mondo come vuole, ma senza sapere come fare e purtroppo non sapremo mai come sarebbe stato.
Un divertentissimo delirio durato 76 mesi (finora), condito da pantaloni a zampa di elefante, di vecchi videogiochi Atari, di spade giapponesi, dei film di Tarantino, di belle donne e veri bastardi.
John Doe doveva essere un fumetto di Bartoli e Recchioni, strutturato in 4 stagioni da 24 numeri come i telefilm americani e che aveva appena cominciato il suo ultimo ciclo.
John Doe era un bel fumetto, che compravo e leggevo appena usciva in edicola, che mi ha sempre divertito e mai annoiato, pur con i suoi inevitabili alti e bassi.
John Doe era un fumetto pubblicato dall’ Eura editoriale, che però a un certo punto cambia proprietario, che non conosce il mercato del fumetto (a quanto si dice) e che decide che, anche se le vendite vanno abbastanza bene e la testata è in attivo, John Doe non guadagna abbastanza quindi decide di chiudere la testata, a meno di due anni dalla conclusione, fregandosene di quelle migliaia di lettori che ogni mese gli davano 2,70€ per seguire John Doe nelle sue avventure.
John Doe è un fumetto che non saprò mai come sarebbe andato a finire, un fumetto fatto con passione, che mi viene tolto da logiche di mercato che faccio fatica a capire.

John Doe è Blade Runner senza lacrime nella pioggia, è un giallo di Agatha Christie senza Poirot che svela il colpevole, è Hotel California senza assolo.
Non è tristissimo tutto ciò?
So long, John Doe!

